
Acqua di mare tossica, sostanze pericolose su 5 famosissime spiagge italiane - centrostudifinanza.it
Rilevata l’alga tossica Ostreopsis ovata in vari tratti del litorale barese. Concentrazioni sotto i limiti di pericolo, ma le autorità raccomandano cautela per possibili rischi respiratori e alimentari.
Le acque tranquille e calde dell’Adriatico stanno favorendo il ritorno dell’Ostreopsis ovata, la cosiddetta alga tossica, lungo diversi tratti del litorale barese. I primi rilievi effettuati da Arpa Puglia indicano una presenza diffusa ma contenuta tra Molfetta, Giovinazzo, Bari, Mola di Bari e Monopoli, con dati ufficialmente sotto la soglia di allerta. A Molfetta, ad esempio, sono state rilevate 2.080 cellule per litro, mentre a Santo Spirito il valore è salito a 2.480 cellule/l, sempre ben lontani dal limite critico delle 20.000 cellule/litro.
Le autorità, pur non parlando di emergenza, raccomandano prudenza ai bagnanti, specialmente durante le mareggiate, momento in cui le tossine prodotte dalla microalga possono disperdersi nell’aria e causare malesseri respiratori. A Monopoli, dove nel monitoraggio precedente l’alga non era stata rilevata, ora si segnalano 240 cellule/l. A Giovinazzo si resta su livelli leggermente più alti: 1.720 cellule/l. L’intera zona sarà oggetto di un monitoraggio quindicinale fino a settembre.
Cos’è davvero l’alga Ostreopsis ovata e perché torna ogni estate
L’Ostreopsis ovata è una microalga bentonica di origine tropicale, invisibile a occhio nudo, che prospera nei fondali rocciosi e soleggiati. Le sue dimensioni variano tra i 30 e i 60 micron, ma nonostante la sua apparente innocuità, è in grado di produrre tossine bioattive. Durante le giornate ventose o con il mare mosso, le onde possono nebulizzare queste tossine sotto forma di aerosol marino, trasportandole nell’aria.
L’esposizione può provocare irritazioni alle vie respiratorie, congiuntivite, nausea, tosse e mal di testa, soprattutto nei soggetti più sensibili. La situazione non è nuova: ogni anno, tra luglio e settembre, fioriture sporadiche vengono segnalate lungo l’intera costa pugliese. L’alga tende a sparire naturalmente quando cambia il regime delle acque o calano le temperature, ma nelle settimane centrali dell’estate è spesso presente in bassa concentrazione.

A rendere più complesso il quadro è il cambiamento climatico, che rende sempre più frequenti le condizioni favorevoli alla proliferazione di questa specie. L’Adriatico meridionale, con le sue acque calde e spesso stagnanti, rappresenta un habitat ideale.
Controlli in corso e precauzioni sanitarie: cosa evitare per non rischiare
Le autorità ambientali, attraverso il programma di sorveglianza attiva, monitorano 20 punti strategici della costa pugliese. Il calendario delle analisi, aggiornato ogni 15 giorni, è disponibile sul sito arpa.puglia.it, dove vengono pubblicati i dati per ciascuna località.
Oltre al rischio da inalazione, l’Arpa segnala anche un possibile pericolo alimentare: i frutti di mare raccolti autonomamente nelle zone interessate, soprattutto molluschi come cozze o vongole, possono accumulare le tossine prodotte dall’alga. Per questo motivo viene sconsigliato il consumo di esemplari pescati fuori dai circuiti controllati.
Anche se i numeri sono rassicuranti, le fasi di mare agitato possono far salire rapidamente i livelli di tossine trasportate. Meglio evitare soste prolungate sulle rocce durante quelle giornate e prestare attenzione a eventuali sintomi.
La sorveglianza proseguirà per tutta l’estate. Il fenomeno resta monitorato ma non ignorato, e in assenza di azioni preventive, può interferire con la vivibilità delle spiagge e con la sicurezza alimentare lungo tutto il tratto costiero interessato.