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L’ISPRA rilancia il monitoraggio partecipativo con la campagna “Attenti a quei 4!”: avvistamenti in aumento per pesce scorpione, pesce palla maculato e pesci coniglio. Il Mar Ionio tra le aree più colpite.
Le acque del Mar Mediterraneo, un tempo rifugio per specie autoctone e habitat stabili, stanno diventando teatro di una nuova emergenza ecologica. Quattro specie aliene tropicali, provenienti principalmente dall’Oceano Indiano attraverso il Canale di Suez, si stanno rapidamente diffondendo anche nei mari italiani. A guidare questa invasione è il pesce scorpione (Pterois miles), segnalato già oltre 1.840 volte nel bacino mediterraneo.
Per rispondere a questa minaccia crescente, ISPRA e CNR-IRBIM hanno rilanciato la campagna “Attenti a quei 4!”, invitando pescatori, subacquei e semplici cittadini a collaborare nella segnalazione di queste specie. Il focus è su quattro pesci pericolosi: pesce scorpione, pesce palla maculato e due tipi di pesce coniglio – quello scuro (Siganus luridus) e quello striato (Siganus rivulatus).
La mappa aggiornata a marzo 2025 conferma il Mar Ionio come epicentro dell’invasione, ma nuovi casi si stanno moltiplicando anche lungo le coste adriatiche meridionali. I dati, raccolti in parte grazie alle segnalazioni volontarie, vengono integrati con modelli previsionali legati al clima, che indicano come la temperatura delle acque stia creando condizioni favorevoli per la proliferazione di queste specie.
Come funziona il monitoraggio partecipato e quali sono i rischi reali
L’iniziativa si basa su un sistema aperto di segnalazione, che coinvolge chi vive il mare ogni giorno. L’ISPRA ha attivato un modulo online per la raccolta dei dati, ma le segnalazioni possono arrivare anche via WhatsApp al numero +39 320 4365210, tramite foto o video, o attraverso i gruppi Facebook come Oddfish e Fauna Marina Mediterranea. L’hashtag da usare è #Attenti4.

L’obiettivo non è allarmare, ma informare in modo corretto e tempestivo. Le specie aliene coinvolte possono rappresentare un pericolo per la salute e per l’equilibrio degli ecosistemi marini, alterando le catene alimentari e minacciando la biodiversità.
La ricercatrice ISPRA Manuela Falautano, che coordina la campagna, sottolinea come “il contributo diretto di chi pesca o fa immersioni sia cruciale. Ma serve anche una comunicazione chiara e accessibile per tutti, senza creare panico.”
Un recente studio pubblicato su Mediterranean Marine Science conferma la correlazione tra riscaldamento globale e aumento dei focolai di specie invasive. I dati indicano un peggioramento per i prossimi anni se non verranno attuate misure di contenimento rapide ed efficaci.
Le quattro specie aliene: cosa sapere prima di entrare in acqua
Tra i pesci più pericolosi, il primo è il pesce scorpione. Originario dell’Oceano Indiano, è stato avvistato per la prima volta in Italia nel 2016. Ha spine velenose che restano attive anche 48 ore dopo la morte. Le sue punture sono estremamente dolorose e possono rappresentare un rischio per bagnanti, sub e pescatori.
Segue il pesce palla maculato, identificato in Italia dal 2013. È uno dei pesci più velenosi al mondo. La sua tossina resta attiva anche dopo la cottura. Ha anche una dentatura robusta e può causare morsi pericolosi.
I pesci coniglio – lo scuro e lo striato – sono erbivori, ma non innocui. Pur essendo commestibili, le loro spine possono pungere anche dopo la morte dell’animale. Sono stati avvistati per la prima volta rispettivamente nel 2003 e nel 2015, e stanno modificando il paesaggio marino di ampie zone del Mediterraneo.
La sorveglianza attiva e la collaborazione tra enti scientifici e cittadini stanno diventando strumenti essenziali per affrontare una trasformazione che è già in corso. La gestione dei mari italiani passa ora anche da qui: da una rete capillare di osservatori volontari e dalla consapevolezza che la salvaguardia del Mediterraneo è responsabilità condivisa.