
IMU, non si paga su queste case: nuove sentenze - Centrostudifinanza.it
Una storica sentenza per tanti italiani: su queste case, da oggi, non si dovrà più pagare l’IMU. Ecco cosa è stato deciso.
La Corte di giustizia tributaria di Torino ha emesso una sentenza di grande rilievo che esclude l’obbligo di pagamento dell’Imu sulla prima casa, anche se accatastata come immobile di lusso nella categoria A1.
La decisione rappresenta un importante ribaltamento rispetto alle disposizioni contenute nel decreto Renzi del 2014, che aveva introdotto l’imposizione fiscale su tali abitazioni di pregio.
Sentenza storica: niente Imu per la casa di lusso
Il caso riguarda tre fratelli proprietari di un immobile situato in una zona collinare di Torino, riconosciuta come quartiere di pregio. Da tempo i proprietari avevano presentato istanza all’Agenzia delle Entrate per il declassamento catastale dell’immobile, chiedendo che fosse ricollocato dalla categoria A1 (abitazioni di lusso) alla categoria A2 (abitazioni civili), in quanto la loro abitazione non possedeva le caratteristiche tipiche di una casa di lusso. L’Agenzia però aveva sempre respinto la richiesta, mantenendo una rendita catastale stimata di circa 3.500 euro.
Il 4 aprile 2025, però, la Corte di giustizia tributaria ha accolto il ricorso presentato dai tre fratelli lo scorso 15 ottobre 2024, riconoscendo che l’immobile, pur essendo composto da nove vani, si trova in una palazzina con sette appartamenti costruita nel 1960, priva di vincoli storici o paesaggistici e non particolarmente collegata al centro città. Questi elementi hanno indotto i giudici a stabilire che l’abitazione non può essere considerata di lusso, esentandola quindi dal pagamento dell’Imu.
L’avvocato che ha seguito la causa ha sottolineato come l’Agenzia delle Entrate non abbia mai motivato in modo adeguato il diniego della riclassificazione, limitandosi ad equiparare l’immobile a immobili vicini senza fornire dettagli specifici sulle caratteristiche di lusso. La sentenza evidenzia che l’ente fiscale ha violato il diritto dei proprietari a difendersi, soprattutto considerando che nella stessa zona esistono altre abitazioni accatastate regolarmente in categoria A2.

Il decreto Renzi del 2014 aveva introdotto una novità fiscale che imponeva il pagamento dell’Imu anche sulla prima casa qualora questa fosse accatastata nelle categorie di lusso A1, A8 e A9. Questa disposizione aveva costretto molti proprietari a versare imposte significative, con importi che per i tre fratelli in questione ammontavano a circa 5.000 euro annuali. Fino ad oggi, l’Agenzia delle Entrate aveva sempre seguito una prassi rigida nel respingere le richieste di declassamento catastale senza effettuare controlli approfonditi o sopralluoghi sugli immobili interessati.
La sentenza di Torino segna un importante punto di svolta, poiché ribadisce che l’obbligo di pagare l’Imu deve basarsi sulle effettive caratteristiche dell’immobile e non solo sulla categoria catastale attribuita automaticamente. A seguito della sentenza, solo nella città di Torino sono già stati presentati circa 30 ricorsi simili, che saranno esaminati nei prossimi mesi. Il pronunciamento della Corte potrebbe rappresentare un precedente giudiziario in grado di aprire la strada a numerosi altri proprietari in tutta Italia, decisi a contestare l’applicazione dell’Imu sulle loro abitazioni di pregio.
La decisione mette in evidenza un contrasto tra la prassi amministrativa e la giurisprudenza, invitando le autorità fiscali a valutare con maggiore attenzione le caratteristiche specifiche di ogni immobile prima di determinare l’obbligo fiscale. Questo nuovo orientamento potrebbe portare a una revisione più accurata delle categorie catastali e a un alleggerimento del carico fiscale per molti contribuenti. L’effetto di questa sentenza potrebbe dunque estendersi ben oltre il caso specifico di Torino, influenzando la gestione dell’Imu in tutto il territorio nazionale e stimolando un dibattito sulla necessità di criteri più equi e trasparenti nella valutazione degli immobili ai fini fiscali.