
Dove si trova il giacimento scoperto dalla NASA. Foto: IG, @realdonaldtrump - centrostudifinanza.it
Nonostante l’entusiasmo mediatico, è chiaro che il progetto di estrazione mineraria lunare si trova in una “fase molto precoce”.
La corsa allo sfruttamento delle risorse lunari entra in una fase decisiva con la conferma delle ambizioni della NASA di estrarre minerali e materiali preziosi dalla Luna, segnando un nuovo capitolo nella competizione spaziale globale, soprattutto tra Stati Uniti e Cina.
L’estrazione mineraria sul nostro satellite naturale non è più un’ipotesi fantascientifica, ma un progetto concreto. Gli esperti della NASA e dell’US Geological Survey (USGS) stanno collaborando per identificare e catalogare le risorse lunari, che includono minerali, rocce frantumate, ghiaccio e terre rare.
Questi materiali sono fondamentali per costruire infrastrutture, fornire acqua potabile e produrre carburante per razzi, elementi essenziali per stabilire una presenza umana duratura sulla Luna e per sostenere le future missioni verso Marte.
La Luna come nuova frontiera mineraria
La NASA ha previsto di inviare astronauti sulla Luna già entro il 2025, con l’obiettivo di creare basi permanenti. Tra le risorse più importanti, si annoverano l’ossigeno, l’acqua, il titanio, il ferro, l’alluminio, il magnesio e le terre rare, essenziali per applicazioni tecnologiche moderne.
Secondo Laszlo Kestay, vulcanologo planetario presso l’USGS, “non si tratta di fantascienza: là fuori ci sono risorse reali e utilizzabili”. Tuttavia, i progetti si scontrano con sfide tecnologiche, limiti di bilancio e un quadro geopolitico complesso.
Geopolitica e competizione spaziale
La competizione per le risorse lunari riflette le tensioni internazionali. Nel 2020, gli Stati Uniti e oltre 20 paesi hanno sottoscritto gli Accordi Artemis, che stabiliscono principi di cooperazione e rispetto del Trattato sullo Spazio Extra-Atmosferico del 1967, con l’obiettivo di evitare conflitti nello sfruttamento spaziale. Al contrario, Cina, Russia e altri stati perseguono un progetto alternativo con la Stazione Internazionale di Ricerca Lunare, operando secondo regole differenti.
Bill Nelson, amministratore della NASA, ha recentemente avvertito della possibilità che Pechino possa stabilire basi in zone strategiche come il polo sud lunare, ricco di risorse, limitando l’accesso degli Stati Uniti. La situazione è paragonabile a “una corsa allo spazio”, in cui ogni potenza cerca di assicurarsi il controllo di territori e risorse.

Nonostante le preoccupazioni, esperti come Henry Hertzfeld, economista e giurista spaziale, sottolineano che siamo ancora in una fase di ricerca e sviluppo. La reale fattibilità economica dell’estrazione mineraria lunare, così come i costi e la sostenibilità governativa e privata, sono ancora da valutare.
Sviluppi tecnologici e missioni future
La NASA ha annunciato la missione Artemis II, prevista entro la fine del 2024, che porterà un equipaggio internazionale a orbitare intorno alla Luna, consolidando l’impegno per un ritorno umano stabile sul satellite. Queste missioni serviranno anche a testare tecnologie per l’estrazione e la lavorazione delle risorse lunari.
Le indagini geologiche hanno evidenziato la presenza di ghiaccio in crateri permanentemente in ombra vicino ai poli, che rappresenta una risorsa chiave per produrre acqua potabile e carburante. La polvere lunare, o regolite, potrà essere utilizzata per costruire piattaforme di atterraggio e habitat.
Gerald Sanders, scienziato del Johnson Space Center, ha annunciato piani per un impianto pilota di lavorazione della regolite entro il 2032, anche se i tempi dipenderanno dai finanziamenti disponibili.
Angel Abbud-Madrid, direttrice del Programma Risorse Spaziali della Colorado School of Mines, conferma che l’attenzione sarà concentrata sull’acqua, l’ossigeno e i minerali, con numerose missioni di trivellazione e test previste nei prossimi anni per valutare quantità e accessibilità delle risorse.
Aspetti legali e futuri scenari di sfruttamento
Il Trattato sullo Spazio Extra-Atmosferico vieta l’appropriazione nazionale dello spazio e dei corpi celesti, rendendo delicata la gestione delle risorse lunari. Gli Accordi Artemis rappresentano principi guida, ma non regolamenti vincolanti, e la normativa internazionale rimane in fase embrionale.