
Pensione a 62 anni senza 41 anni di contributi: tutte le possibili alternative
La possibilità di andare in pensione anticipata a 62 anni senza aver raggiunto i 41 anni di contributi è un tema di grande attualità nel panorama previdenziale italiano, soprattutto alla luce delle novità introdotte e confermate dalla Legge di Bilancio 2025. Molti lavoratori si chiedono quali siano le opzioni praticabili per lasciare il lavoro con un anticipo significativo rispetto al requisito anagrafico ordinario di 67 anni previsto per la pensione di vecchiaia. La risposta è affermativa: ci sono diversi canali agevolati e strumenti flessibili per accedere alla pensione a 62 anni anche senza aver maturato 41 anni di contributi.
Opzioni agevolate per la pensione anticipata a 62 anni senza 41 anni di contributi
Tra le misure più rilevanti confermate nel 2025 spicca Opzione Donna, un canale riservato alle lavoratrici che, pur non avendo raggiunto i 41 anni di contributi, possono accedere alla pensione anticipata con almeno 35 anni di contributi e un’età minima di 61 anni. Per il 2025, i requisiti di accesso sono:
- compimento di almeno 61 anni di età (con accesso anticipato a 60 o 59 anni se si hanno rispettivamente uno o due figli);
- almeno 35 anni di contribuzione;
- appartenenza a categorie specifiche come invalide civili con almeno il 74% di invalidità, caregiver, o lavoratrici licenziate da aziende in crisi.
Questi requisiti devono essere stati soddisfatti entro il 31 dicembre 2024. Inoltre, per le lavoratrici con figli, la legge prevede un anticipo fino a un anno rispetto all’età minima ordinaria. Un’agevolazione simile è prevista anche per dipendenti licenziate da grandi imprese.
Parallelamente, la manovra 2025 ha previsto un meccanismo di anticipo dell’età pensionabile per ogni figlio, pari a quattro mesi per figlio fino a un massimo di sedici mesi per quattro o più figli, applicabile a tutte le categorie di lavoratori.
Canale Quota 97,6 per lavori usuranti e altre categorie
Un’altra importante strada per anticipare la pensione a 62 anni è rappresentata da Quota 97,6, valida per i lavoratori impegnati in attività usuranti, quali chi lavora in galleria, cave, turni notturni o come autista di mezzi pubblici. Questa misura permette l’uscita anticipata quando la somma di età anagrafica e anni di contributi raggiunge la quota 97,6. I requisiti minimi sono 61 anni e 7 mesi di età e almeno 35 anni di contributi. Per i lavoratori autonomi la quota sale a 98,6, con un’età minima di 62 anni e 7 mesi.
Questa opzione rappresenta un’uscita anticipata senza il vincolo dei 41 anni di contribuzione ma limitata a categorie specifiche di lavoratori.
La pensione anticipata flessibile e le novità in vista per il 2026
Dal 2026 è prevista l’abrogazione di Quota 103, la misura che consente di andare in pensione con 62 anni e 41 anni di contributi ma che ha mostrato diversi limiti, soprattutto a causa del ricalcolo interamente contributivo che ha penalizzato molti assegni pensionistici. In sostituzione, il Governo sta valutando l’introduzione della Quota 41 flessibile, una formula che manterrebbe il requisito contributivo di 41 anni ma introdurrebbe un limite minimo di età, fissato a 62 anni, e penalizzazioni più leggere sull’importo della pensione rispetto a Quota 103.
Questa nuova misura amplierebbe la platea dei beneficiari, includendo anche i lavoratori con contribuzione interamente contributiva (cioè iniziata dopo il 1996), ma subordinando l’accesso a un criterio anagrafico. Le penalizzazioni previste sarebbero circa il 2% per ogni anno di anticipo rispetto all’età ordinaria di pensionamento, un taglio più sostenibile rispetto al precedente meccanismo.
Una novità significativa riguarda l’introduzione di un criterio basato sull’ISEE: chi ha un indicatore ISEE inferiore a 35.000 euro annui potrebbe essere esentato dalla penalizzazione, ottenendo così una pensione piena anche in caso di uscita anticipata. Questa innovazione rappresenta un cambio di paradigma nel sistema previdenziale, introducendo un elemento di equità economica nella concessione della pensione anticipata.
La pensione anticipata secondo la legge Fornero e i precoci
Va ricordato che la normativa vigente consente anche la pensione anticipata secondo la legge Fornero, che permette l’uscita anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, indipendentemente dall’età anagrafica. Una forma simile è quella della pensione anticipata per lavoratori precoci, riservata a chi ha iniziato a lavorare prima dei 19 anni e ha almeno 12 mesi di contribuzione prima del 1996. Questi lavoratori possono andare in pensione a qualsiasi età con 41 anni di contributi, a condizione di appartenere a categorie tutelate quali disoccupati, invalidi, caregiver o addetti a lavori gravosi.
Pensione anticipata flessibile: requisiti e modalità di accesso nel 2024-2025
Per chi matura i requisiti nel biennio 2024-2025, esiste la possibilità di accedere alla pensione anticipata flessibile, che prevede:
- età minima di 62 anni;
- almeno 41 anni di contribuzione.
La decorrenza dell’assegno pensionistico varia in base alla tipologia di datore di lavoro e gestione previdenziale, con finestre di attesa che vanno da sette a nove mesi. La pensione è calcolata con il sistema contributivo e prevede un limite massimo di importo pari a quattro volte il trattamento minimo.
Questo canale è rivolto a lavoratori dipendenti e autonomi iscritti all’Assicurazione Generale Obbligatoria e non è cumulabile con redditi da lavoro, salvo alcune eccezioni per lavoro autonomo occasionale entro 5.000 euro annui.
La domanda può essere presentata online tramite il portale INPS o tramite patronati e intermediari autorizzati.
Considerazioni finali sulle soluzioni pensionistiche a 62 anni senza 41 anni di contributi
Alla luce delle normative vigenti e delle novità in arrivo, risultano numerose le opzioni praticabili per andare in pensione a 62 anni senza aver raggiunto i 41 anni di contributi. Dal canale agevolato di Opzione Donna, ai lavoratori usuranti con Quota 97,6, fino alla flessibilità prevista dalla pensione anticipata flessibile e alla possibile introduzione di Quota 41 flessibile nel 2026, il sistema offre diverse alternative.
Ogni lavoratore dovrà valutare attentamente la propria situazione contributiva, anagrafica e professionale per individuare la soluzione più vantaggiosa, tenendo conto anche delle eventuali penalizzazioni sull’assegno e delle condizioni di accesso specifiche.
La riforma pensionistica resta comunque un tema in evoluzione, con importanti sviluppi attesi nei prossimi mesi, in particolare con l’approvazione della Legge di Bilancio 2026.