
Allerta pensioni, cosa sapere - centrostudifinanza.it
Per chi ha iniziato o ripreso a lavorare in età avanzata, è indispensabile pianificare con attenzione la propria posizione contributiva.
Nel quadro delle pensioni 2025, un tema di crescente importanza riguarda il rischio concreto che molti lavoratori, pur versando regolarmente contributi, possano non maturare mai il diritto a una pensione.
Questo scenario è particolarmente rilevante per chi inizia a versare contributi in età avanzata o con carriere lavorative discontinue.
Il rischio di perdere i contributi versati dopo i 50 anni
L’analisi parte da un dato ormai noto ma spesso sottovalutato: per ottenere la pensione non basta raggiungere l’età anagrafica prevista, ma è indispensabile aver maturato un minimo di anni di contributi. Chi avvia un’attività lavorativa dopo i 50 anni o rientra nel mercato del lavoro dopo una lunga pausa rischia, infatti, di non accumulare mai la soglia contributiva richiesta.
È frequente che, anche con un’attività lavorativa continuativa di oltre un decennio, si raggiungano solo 15 anni di contributi, un periodo che da solo non garantisce il diritto a una pensione, salvo casi particolari e condizioni specifiche. In assenza di questi requisiti, tutti i contributi accumulati rischiano di rimanere inutilizzati, senza alcuna trasformazione in assegno pensionistico.
I contributi silenti: quando i versamenti non producono pensione
Il fenomeno dei cosiddetti contributi silenti riguarda proprio quei versamenti previdenziali che, pur essendo stati effettuati regolarmente all’INPS, non danno diritto a una pensione. Questo succede in diverse situazioni:
- il lavoratore non raggiunge la soglia minima di anni contributivi prevista dalla legge, indipendentemente dall’età;
- il titolare dei contributi muore prima di andare in pensione e non lascia eredi aventi diritto alla pensione di reversibilità;
- i contributi sono versati in gestioni previdenziali diverse senza che venga richiesto il cumulo o la totalizzazione;
- la carriera lavorativa si interrompe senza aver raggiunto l’anzianità contributiva necessaria.

Chi versa contributi prima del 1996 deve prestare particolare attenzione: la pensione contributiva di vecchiaia, accessibile a 71 anni, è riservata a chi ha almeno cinque anni di contributi accreditati dopo quella data. Questo vincolo spesso non è considerato, ma è fondamentale per comprendere se e quando si potrà andare in pensione.
Strumenti per evitare di perdere i contributi versati
Per non vanificare gli anni di contributi già versati, è importante valutare alcune soluzioni previdenziali:
- riscatto dei periodi contributivi scoperti, come ad esempio il servizio militare o gli anni di studio riconosciuti;
- cumulo contributivo, che consente di sommare i contributi versati in diverse gestioni previdenziali per raggiungere i requisiti minimi;
- versamenti volontari, per colmare eventuali lacune contributive e integrare la posizione previdenziale.
L’assegno sociale, spesso erroneamente considerato un’alternativa alla pensione, non può essere visto come una soluzione definitiva: si tratta di un sussidio assistenziale con limiti reddituali stringenti, soggetto a rivalutazioni annuali e possibili sospensioni o revoche in caso di variazioni economiche del beneficiario.