
Allerta per queste spiagge italiane - centrostudifinanza.it
Gli esperti sottolineano come il rispetto delle normative comunitarie imponga un controllo non solo delle spiagge ma anche delle zone limitrofe.
Con l’arrivo dell’estate, cresce la ricerca di spiagge dove potersi tuffare e godere del fresco, ma per il 2025 molte aree in Italia risultano non balneabili a causa di problematiche ambientali di rilievo. L’attenzione si concentra sulle zone costiere e lacustri più inquinate, spesso soggette a divieti anche severi che impediscono l’accesso alle acque.
A fornire un quadro aggiornato è stato Legambiente, che ha recentemente diffuso i dati delle analisi effettuate su foci, canali e fossi in tutto il territorio nazionale, evidenziando le criticità e le conseguenze per la balneazione.
Le spiagge e i punti critici per regione
Le rilevazioni di Legambiente hanno messo in luce un quadro variegato, con alcune regioni che presentano situazioni più preoccupanti di altre. In particolare, molte delle aree con forte inquinamento sono localizzate nei pressi di foci fluviali e porti, dove lo scarico non depurato e altre fonti contaminanti incidono pesantemente sulla qualità delle acque.
Abruzzo: In questa regione, nonostante la maggior parte delle spiagge sia sicura, restano tre zone critiche da evitare: la foce lato Roseo degli Abruzzi (fiume Vomano), Francavilla a Mare (foce del fiume Alento) e San Vito Chietino (foce del fiume Feltrino), tutte con inquinamento rilevante.
Emilia-Romagna: Notevoli miglioramenti rispetto agli anni precedenti, con solo due aree di inquinamento moderato – Lido di Savio (Cervia) e Savignano Mare – che non compromettono gravemente la balneazione.
Lazio: La situazione appare più delicata, con diverse località con forte inquinamento, tra cui Bolsena, Monte San Biagio e Sabaudia, dove i canali e le foci risultano compromesse. Ciò si traduce in numerosi divieti di balneazione che interessano molte spiagge laziali.
Lombardia: È una delle regioni con il maggior numero di punti inquinati, soprattutto nelle zone lacustri. Spiagge a Colico, Como, Costa Volpino, Desenzano del Garda, Lecco, Mandello del Lario, Salò e altre località risultano interessate da inquinamento significativo, con divieti e raccomandazioni ad evitare il bagno.

Marche: Quattro aree evidenziano un forte inquinamento, tra cui Fano, Falconara Marittima, Porto Recanati/Numana e San Benedetto del Tronto, tutte localizzate alla foce di fiumi importanti.
Molise: Due punti critici a Termoli, nelle foci dei fiumi Biferno e Sinarca, con acqua inquinata in modo rilevante.
Sardegna: Nonostante la fama di acque cristalline, la Sardegna vede cinque zone con forte inquinamento, comprese aree di Alghero, Buggerru, Valledoria e Quartu Sant’Elena, dove le foci dei corsi d’acqua sono contaminate.
Sicilia: Solo un punto segnalato a Naro, località in provincia di Agrigento, con forte inquinamento nello scarico del fiume Naro nel lago.
Implicazioni per la balneazione e controlli in corso
I dati forniti da Legambiente rappresentano un importante campanello d’allarme, ma non si traducono automaticamente in divieti ufficiali di balneazione. Ogni regione, infatti, attraverso le proprie Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale (ARPA), monitora costantemente la qualità delle acque e dispone le opportune ordinanze in base a rilevazioni più dettagliate e aggiornate.
È fondamentale consultare il portale del Ministero della Salute e le comunicazioni locali per verificare lo stato di balneabilità aggiornato di ogni singola zona. Tuttavia, la tendenza generale evidenzia come la maggior parte delle spiagge vietate si trovi proprio in prossimità delle foci fluviali e degli approdi portuali, dove l’inquinamento da scarichi non depurati rappresenta un problema ambientale persistente che richiede interventi urgenti e coordinati.