L’integrazione dei costi e dei ricavi.

Il rateo rappresenta una quota di costo o di ricavo (commisurata al tempo) relativa all’esercizio in chiusura (31 dicembre), ma la cui manifestazione numeraria avrà luogo nell’esercizio che segue.

Facciamo subito un esempio pratico: stipulando un contratto di fitto, l’azienda si impegna a corrispondere al proprietario la somma annua di euro 15.000 da pagarsi con semestralità posticipate. Data di stipula 15/4, giorno da cui decorre il godimento del bene fittato. Il primo esborso monetario avverrà il giorno 15/10 pagando euro 7500 (quota di 6/12). Fin qui tutto normale (ciò che si è pagato è tutto quanto a carico dell’esercizio). Al 31 dicembre, tra le altre scritture integrative, occorre calcolare la quota del fitto che va dal 16/10 al 31/12, e che sarà pagata solo al 15/4 del successivo esercizio. Ne consegue il calcolo seguente:

(7500:6) x2,5=3125 (rateo passivo di 2,5 mesi)

che ci farà rilevare, quale quota di costo dell’esercizio, la somma di euro 3125. L’articolo in partita doppia sarà:

31/12/20xx               Fitti passivi a ratei passivi             €        3125,00.

Avremo rilevato così il costo del fitto in questione ed un debito (un valore numerario presunto) che si estinguerà il 15/4/20xx +1.

Per illustrare il concetto di rateo attivo, ci è utile l’esempio che segue: viene concesso un prestito ad un cliente per 30000 euro

con tasso del 7,5% annuo, e liquidazioni per interessi con rate trimestrali posticipate 10/5, 10/8, 10/11 e 10/2. Il periodo che ci interessa è quello che decorre dal 10/11 perché investe entrambi gli esercizi (quello in chiusura ed il successivo). Vediamone il calcolo: (30000×7,5) x51 = 314,38  

36500

dove 51 indica i giorni che intercorrono dall’11/11 al 31/12.

La scrittura sul “giornale” sarà:

31/12                     ratei attivi a interessi attivi               € 314,38

rilevando in tal modo la giusta fetta di ricavo per interessi attivi

che verranno incassati il 10/2 del successivo esercizio.

La rettifica ai costi e ai ricavi.

Il risconto, invece, è una rettifica da apportare a fine esercizio ad un costo o un ricavo liquidato per intero ma la cui rilevanza economica investe parzialmente anche l’esercizio a seguire. Proviamo con un primo esempio, che riguarda i risconti attivi:

un premio di assicurazione annuo pagato il 30/4/xx per euro 1800,00 rileva un risconto attivo a fine esercizio di euro 600,00 e rettifica per lo stesso importo il conto assicurazioni nel modo che segue:

31/12/xx                 risconti attivi a assicurazioni       € 600,00

con questo calcolo: (1800/12) x 4= 600 dove 4 sta ad indicare il numero dei mesi che si devono scomputare dal costo complessivo sostenuto il 30 aprile trascorso. Il risultato di euro 600 sarà il risconto da rilevare. In sostanza, si andrà a rettificare il costo delle assicurazioni, cioè si “sospenderà” quel costo che, come vedremo appresso, figurerà tra i costi del prossimo esercizio.

Concludendo, con “risconti attivi” avremo rilevato un costo anticipato che trova recupero dopo il 31 dicembre.

Cerchiamo ora di comprendere la natura del risconto passivo con questo esempio:

alcuni locali vengono dati in fitto con un corrispettivo trimestrale anticipato di 1500 euro alle scadenze del 1/3, 1/6, 1/9 e 1/12. I primi tre incassi nell’anno generano un ricavo interamente pertinente all’esercizio in chiusura (periodo marzo-novembre); la quarta rata, quella del 1/12, origina un ricavo suscettibile di rettifica. Difatti due mesi su tre sconfinano per competenza nell’altro esercizio ed il relativo importo di euro 1000 costituisce il risconto (passivo in questo caso) con il quale determiniamo un vero e proprio ricavo sospeso. L’articolo da redigere è il seguente:

31/12/xx                fitti attivi a risconti passivi            € 1000,00.

Il calcolo invece sarà (1500/3) x 2= 1000 dove 2 indica gennaio e febbraio.

Come si “chiudono” nel nuovo esercizio?

Come accennato, vediamo cosa si verifica al successivo esercizio, tenuto conto che dopo la chiusura e la riapertura dei conti, ne avremo quattro da chiudere (quelli che abbiamo utilizzato per integrare o rettificare costi e ricavi) esposti nel modo seguente:

data conto dare  avere
02/01/…. ratei attivi 314,38
02/01/…. ratei passivi 3125,00
02/01/…. risconti attivi 600,00
02/01/…. risconti passivi 1000,00

 

Ebbene, ad inizio del nuovo esercizio, i conti accesi ai risconti possono essere immediatamente “chiusi” addebitando, quale contropartita, il conto del costo (per i risconti attivi) ed accreditando il conto del ricavo (per i risconti passivi), entrambi rettificati (sospesi) a fine esercizio precedente.

Quindi, in data 2 gennaio, registreremo quanto segue: assicurazioni             a              risconti attivi                    € 600,00

ed anche:

risconti passivi           a            fitti attivi                          € 1000,00

Avremo così ripristinato i conti economici interessati   assegnando la giusta competenza tra i due esercizi.

Per chiudere invece i conti accesi ai ratei, è preferibile attendere la data in cui saranno liquidati i relativi costi e/o ricavi (che abbiamo in parte integrato, per competenza, nel precedente esercizio). Per cui in data 10 febbraio, in relazione al precedente esempio, registreremo:

cassa (banca)     a     diversi             567,12

                                                                         ratei attivi                                          314,38

                                                                         interessi attivi                                   252,74.

Gli interessi vengono rilevati solo per euro 252,74 (corrispondenti ai 41 giorni dall’1/1 al 10/2) che è l’effettivo ricavo dell’esercizio. La parte restante di € 314,38 (gg 51 dal 10/11 al 31/12) è stata la quota di ricavo di competenza del precedente esercizio.

Per i ratei passivi, in data 15 aprile, rileveremo questo articolo:

diversi                               a                                 banche                                         7500,00

ratei passivi                                                                                      3125,00

fitti passivi                                                                                      4375,00.

Si evince chiaramente che per 3,5 mesi il costo dei fitti è a carico dell’esercizio, mentre il costo rimanente di euro 3125,00 (2,5 mesi per il periodo 15/10-31/12) è stato assegnato all’esercizio precedente mediante il rateo il cui conto provvediamo a chiudere.

I ratei e i risconti, pur dando origine a delle vere e proprie partite di giro, sono fondamentali per l’esatta individuazione del risultato di esercizio. Se consideriamo la dinamicità di gestione di un’azienda che in nessun momento può essere fermata per sua natura, riconosceremo a questi artifici contabili la funzione di fornirci una istantanea altrimenti impossibile.

Pasquale Alfano

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Pasquale Alfano

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