Economia

Scandalo INPS, soldi mai versati ai pensionati ora arriva il maxi rimborso: cosa sta succedendo

Nel 2025 molti pensionati riceveranno un rimborso dall’INPS a causa della rivalutazione provvisoria delle pensioni: ecco come funziona la perequazione e cosa è cambiato rispetto al passato.

Ogni anno milioni di pensionati italiani attendono l’adeguamento degli assegni previdenziali al costo della vita. Un diritto sancito dal sistema di perequazione automatica, che tiene conto del tasso d’inflazione rilevato dall’ISTAT. Nel 2025, proprio questo meccanismo ha generato un credito per chi percepisce la pensione, un piccolo conguaglio che l’INPS dovrà restituire. La causa è semplice: nel calcolo provvisorio di gennaio, il tasso applicato era dello 0,8%, ma i dati definitivi hanno certificato un’inflazione dell’1%. La differenza, pari allo 0,2%, sarà restituita a fine anno sotto forma di arretrati.

Non si tratta di un errore, ma di una prassi prevista. L’Istituto calcola la rivalutazione sulla base di dati parziali, che vengono corretti a consuntivo. Già in passato si sono verificati casi simili, con accrediti extra registrati a dicembre. I pensionati, quindi, non devono presentare nessuna domanda: l’INPS provvederà automaticamente al ricalcolo e al rimborso.

Come funziona la perequazione e cosa è cambiato nel 2025

Il principio della perequazione serve ad adeguare le pensioni all’aumento del costo della vita. Ogni anno l’INPS prende in considerazione i dati forniti dall’ISTAT sull’inflazione, e applica una percentuale di incremento agli assegni previdenziali. Per il 2025 il sistema è stato modificato rispetto agli anni precedenti, con un correttivo che rende la misura più equilibrata e progressiva.

Il nuovo meccanismo prevede che il 100% dell’inflazione venga riconosciuto per la parte di pensione fino a quattro volte il trattamento minimo. Oltre questa soglia, l’aumento è parziale: il 90% per la parte compresa tra quattro e cinque volte il minimo, il 75% per la quota superiore. La differenza rispetto al passato è notevole: prima, le riduzioni si applicavano sull’intero importo. Ora, invece, ogni fascia è trattata singolarmente, garantendo più equità.

Come funziona la perequazione e cosa è cambiato nel 2025 – centrostudifinanza.it

Nel 2024, il sistema precedente era finito davanti alla Corte Costituzionale, che però lo aveva ritenuto legittimo, escludendo obblighi di rimborso da parte dello Stato. Ciononostante, il Governo ha scelto di riformare il sistema per evitare nuovi ricorsi e rendere l’adeguamento più giusto.

Questa modifica rende più trasparente il calcolo dell’aumento e, nei fatti, riduce i tagli applicati alle pensioni medio-alte. Una soluzione che interviene su una delle voci più delicate del bilancio statale, toccando direttamente la qualità della vita di milioni di italiani in età avanzata.

Rimborsi attesi: quanto spetta e quando arriveranno

Il rimborso del 2025 è frutto di una discrepanza tra il tasso provvisorio applicato a gennaio e quello definitivo certificato dall’ISTAT nei mesi successivi. È già successo nel 2023, quando la differenza tra il tasso provvisorio del 7,3% e quello definitivo dell’8,1% aveva generato una una tantum a dicembre pari allo 0,8% su base annua.

Nel 2024, invece, il dato provvisorio e quello definitivo erano coincidenti (5,4%), e quindi nessun rimborso venne erogato. Per il 2025, il quadro è diverso: a gennaio è stato applicato un tasso dello 0,8%, ma quello effettivo, certificato nei mesi successivi, è risultato 1%. Questo crea un credito dello 0,2% mensile, che si accumulerà fino a dicembre, per un totale di 2,4% su base annua.

Anche se non si parla di cifre elevate – spesso si tratta di pochi euro al mese – il principio rimane valido: ciò che è dovuto, anche se minimo, verrà accreditato automaticamente dall’INPS tra dicembre 2025 e gennaio 2026. Nessuna domanda è richiesta da parte del pensionato, nessun modulo da compilare.

Questo sistema garantisce che ogni pensionato riceva l’importo corretto, allineato al reale aumento del costo della vita. Un equilibrio tra necessità contabili e tutela del potere d’acquisto che, pur con qualche limite, continua a rappresentare uno degli strumenti più rilevanti nel panorama della previdenza pubblica italiana.

Diego Rossi

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