
Una nuova tassa sugli italiani? - (centrostudifinanza.it)
Il dibattito sull’introduzione di una tassa patrimoniale torna al centro dell’agenda internazionale. Ecco cosa potrebbe accadere
A rilanciare la necessità, questa volta, sono sette premi Nobel per l’economia, che denunciano l’attuale squilibrio tra ciò che pagano i cittadini comuni e ciò che, invece, versano le persone ultra-ricche. Secondo gli esperti, è tempo di riequilibrare il sistema fiscale globale, facendo in modo che chi possiede patrimoni miliardari contribuisca in misura maggiore al benessere collettivo.
L’appello è stato firmato da sette tra i più noti economisti del panorama mondiale: George Akerlof, Daron Acemoglu, Abhijit Banerjee, Paul Krugman, Joseph Stiglitz, Esther Duflo e Simon Johnson. Insieme, sostengono che le attuali imposte effettive sui grandi patrimoni siano sorprendentemente basse: in molti casi, si aggirano tra lo 0% e lo 0,5% del valore complessivo dei beni detenuti. Questo accade perché i super-ricchi utilizzano strumenti legali, come società di comodo, fondi fiduciari e partecipazioni in aziende, per rimandare o evitare il pagamento delle imposte sui redditi da capitale.
Gli economisti sottolineano che mentre il cittadino medio paga regolarmente l’IRPEF e altre imposte dirette e indirette, i miliardari possono permettersi di rinviare il momento della tassazione o addirittura eluderlo grazie alla complessità delle strutture societarie utilizzate. Il risultato? Una crescente disuguaglianza economica e una riduzione delle risorse pubbliche a disposizione degli Stati.
La proposta: una patrimoniale globale sui grandi patrimoni
Per affrontare questa distorsione, i premi Nobel appoggiano la proposta avanzata da Gabriel Zucman, direttore dell’Osservatorio Fiscale dell’Unione Europea. L’idea consiste nell’introdurre un’imposta minima globale sui grandi patrimoni — una tassa progressiva a partire da soglie elevate, come i 100 milioni di euro.

L’obiettivo non è colpire il risparmio della classe media, ma creare un’imposta mirata che interessi una ristretta fascia di individui: le famiglie ultra-ricche. In Francia, ad esempio, una simile misura riguarderebbe circa 1.800 famiglie. Secondo Zucman, un’imposta annuale del 2% sui patrimoni miliardari, se applicata a livello globale, potrebbe generare gettiti fiscali considerevoli senza compromettere gli investimenti o la crescita economica.
Nel nostro Paese, ogni volta che si parla di patrimoniale riaffiorano i timori legati al “prelievo forzoso” del 1992, quando il governo Amato prelevò una quota dai conti correnti per fronteggiare la crisi finanziaria. Tuttavia, la proposta in discussione oggi è molto diversa: non si tratterebbe di colpire il risparmio della classe media, ma di introdurre una tassa annuale e strutturata sui grandi patrimoni, che colpirebbe solo una ristretta élite.
Anche a livello europeo si discute di una tassa comune sui patrimoni più elevati. Secondo alcune stime, un’imposta dell’1% sull’1% più ricco genererebbe fino a 286 miliardi di euro all’anno nell’UE.