
Volano le bollette, controlla questi costi nascosti - centrostudifinanza.it
Con la proroga delle concessioni ai distributori di energia elettrica, aumentano i costi nascosti in bolletta. L’allarme lanciato da Arera e le critiche delle associazioni.
Dal 2030 le concessioni per la gestione della rete elettrica italiana avrebbero dovuto essere assegnate tramite gara pubblica, secondo quanto previsto dalla legge Bersani. Invece, con la Legge di Bilancio 2025, il Governo ha scelto di rinnovare automaticamente per altri 20 anni le concessioni agli attuali distributori. Una scelta che, secondo Arera, l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente, potrebbe trasformarsi in un aggravio di costi per i consumatori.
Il nodo riguarda un nuovo onere economico che i distributori dovranno versare allo Stato per mantenere il diritto esclusivo di gestire le reti. Un costo che, secondo l’Autorità, verrà verosimilmente trasferito sulle bollette, in particolare sotto forma di oneri di sistema. Già oggi questi costi rappresentano una parte rilevante delle bollette elettriche, spesso difficile da decifrare per gli utenti finali.
Il meccanismo delle concessioni e gli effetti sui costi dell’energia
I distributori di energia elettrica sono le società che trasportano fisicamente l’energia dalla produzione fino alle case e alle imprese, utilizzando la rete elettrica nazionale. Non sono i venditori che emettono le bollette, ma aziende che operano “dietro le quinte”. In Italia, l’80% della rete è controllata da Enel, che mantiene così una posizione dominante anche nella vendita.
La legge del 2006 prevedeva che, dal 2030, le concessioni per gestire queste infrastrutture sarebbero state messe a gara, favorendo concorrenza e, in teoria, tariffe più basse. Con la proroga introdotta dal Governo Meloni, la competizione viene rinviata, e gli attuali concessionari manterranno il controllo per altri due decenni.

In cambio, dovranno pagare una nuova tassa allo Stato. Ma Arera teme che questa spesa venga compensata con un aumento dei costi di distribuzione, che poi i venditori di energia scaricheranno sui clienti. Le bollette potrebbero salire non per il consumo effettivo di elettricità, ma per voci accessorie difficili da individuare, come le quote fisse e la quota energia applicata anche a chi consuma poco.
Questo rischio è particolarmente alto nelle abitazioni non di residenza, dove le spese fisse incidono già oggi in maniera sproporzionata rispetto al consumo reale. Per Arera, ogni aumento nascosto di questo tipo compromette la trasparenza del sistema.
Le critiche delle associazioni e i motivi dietro la mancata liberalizzazione
A esprimere contrarietà alla decisione del Governo non è solo Arera. Sedici associazioni di consumatori hanno chiesto che almeno gli oneri concessori vengano limitati o annullati, per evitare ripercussioni dirette sulle bollette. Ma nessuno sembra intenzionato a ripristinare la gara pubblica prevista inizialmente, nonostante fosse considerata una misura di equilibrio per favorire l’efficienza del mercato.
Il contesto energetico italiano è cambiato rispetto al 2006. La diffusione delle fonti rinnovabili, la maggiore complessità della rete, e le nuove incognite internazionali legate al gas hanno reso più fragile l’intero sistema. Liberalizzare ora significherebbe aprire la porta a un’instabilità che molti temono possa avere effetti negativi sull’affidabilità della rete.
Il quasi monopolio di Enel, per quanto discusso, garantisce al momento una gestione centralizzata e una conoscenza approfondita delle infrastrutture. Questo rende la distribuzione più prevedibile in un contesto delicato come quello attuale.
La questione resta però aperta. Il presidente di Arera, Stefano Besseghini, ha ribadito la necessità di proteggere i consumatori da aumenti poco trasparenti e non giustificati da reali costi di servizio: “È fondamentale limitare l’impatto di queste misure sulle bollette delle famiglie italiane”, ha dichiarato a La Repubblica.