Le destinazioni del risparmio: dal materasso agli investimenti.

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Il risparmio, in economia, è costituito dalla differenza tra reddito e consumo. Trattasi quindi di un valore di tipo residuale e, come tale, può anche essere uguale a zero. Parliamo di una entità alla cui formazione può concorrere la singola persona, la famiglia o anche un qualsiasi soggetto economico, ivi compresa la Pubblica Amministrazione.

Ci si rende subito conto che non a tutti è concessa la facoltà di accantonare risorse per un tempo futuro. Sono innumerevoli le variabili che stabiliscono le misure dei redditi e dei consumi: tasso di occupazione, numero di familiari, territorio e istruzione determinano una scala diversificata di bisogni, questi a volte si confondono tra quelli primari, secondari e voluttuari influenzando in sostanza i consumi che spesso si contraggono.

La contrazione si verifica sia per necessità (per le c.d. classi meno abbienti) sia per scelta. Nel secondo caso, la rinuncia a consumare, in sostanza un sacrificio, stabilisce la misura del risparmio. Ma quali sono le motivazioni che “spingono” a non spendere oggi per poterlo fare domani? Sicuramente il timore di una flessione nei guadagni, ma anche di una eventuale perdita del lavoro, o la creazione di fondi per spese future più impegnative, soprattutto per i cosiddetti beni durevoli, quali possono essere un’automobile o ancor più una casa.

Diverse sono anche le modalità con cui si attua il risparmio: si va dai classici depositi bancari agli strumenti assicurativi (polizze vita e infortuni) o di previdenza volontaria che possano neutralizzare imprevisti futuri. C’è poi la maniera antica di conservare i risparmi nel materasso. O anche nelle cassette di sicurezza. Due modi per non correre rischi particolari e dormire sonni tranquilli.

Il rischio infatti è l’elemento che distingue il risparmio dall’investimento. I due termini vengono spesso confusi e intercambiati tra loro, anche da addetti ai lavori (banche) quando presentano i loro prodotti. In maniera chiara, diremo che non esiste forma di investimento che non presenti rischi, più o meno nascosti. La percezione dell’alea è quasi sempre assente tra i risparmiatori. Si tratta di un terreno molto insidioso, per il quale spesso ci si affida alla competenza di consulenti finanziari, meglio se indipendenti. È utile sapere che ogni risparmiatore ha un proprio profilo, diverso per finalità ma soprattutto per le risorse di cui dispone.

Ed è davvero difficile districarsi nella selva di offerte provenienti dal mercato. I titoli di Stato (BOT, CCT, BTP), i conti deposito e le polizze assicurative sono da sempre le forme più sicure di investimento. Ma da un po’ di anni sono quelle che rendono meno, coi tassi d’interesse spesso vicini allo zero. Dunque per poter realizzare rendimenti maggiori resterebbero i mercati finanziari, quello azionario particolarmente appetibile e remunerativo. Agire con circospezione, in quest’ultimo caso, è d’obbligo.

Una regola che potrebbe raffreddare facili entusiasmi e neutralizzare cocenti delusioni è quella che gli esperti chiamano diversificazione del portafoglio. Evitare di fidarsi di un unico titolo: acquistarne di diversi potrebbe rappresentare una eventuale compensazione tra perdite e guadagni. In conclusione potremmo banalmente dire che il rischio è l’unico fattore che “paga”. Ma volendovi rinunciare, rimanendo più prudenti, si rischia, e non poco, di fare i conti con l’inflazione.