Tassi BCE – Su con prudenza e gradualità. Ma è già super spread

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Tassi zero, addio. La BCE dopo ben 11 anni annuncia un aumento del costo del denaro previsto in due tempi. A luglio un primo rincaro pari allo 0,25%. A settembre con ogni probabilità sarà proposta la stessa misura. Ma non è detto. Molto dipenderà dall’andamento dell’inflazione, per meglio dire si analizzerà quale sia stata la risposta dei prezzi nello spazio di un paio di mesi. L’eventuale 0,5% finale appare già divisivo. Tra gli analisti infatti c’è chi critica l’intervento come penalizzante nei confronti di una economia post-pandemica, solo da poco ripartita e chi, invece, la maggior parte degli esperti, critica duramente il ritardo col quale Christine Lagarde è intervenuta e anche la misura con cui si appresta a farlo. Come spesso succede infatti ci si ispira e ci si confronta con quello che fanno gli altri. Gli States su tutti. La Federal Reserve infatti ha deciso di intervenire con la stessa tempistica per contenere il fenomeno inflattivo, ma lo ha fatto con misure che sono in pratica il doppio di quelle che si apprestano a varare a Francoforte. Uno 0,5 a luglio, un altro a settembre.

Nella riunione del 9 giugno scorso, tenuta eccezionalmente ad Amsterdam, il Consiglio direttivo dell’Istituto Centrale Europeo ha pure stabilito che dal 1° luglio prossimo saranno sospesi gli acquisti dei Titoli di Stato che fanno parte del programma PEPP. Le reazioni dei mercati, come era facile prevedere, non si sono fatte attendere. E la conseguenza più evidente è stato il picco registrato dallo spread, subito intorno ai 300 punti.

Per provare ad arginare il fenomeno, inatteso nella misura con cui si è manifestato, due giorni fa il Consiglio della BCE si è riunito, stavolta in seduta straordinaria, per dettare le contromisure ai Governi dell’Eurozona. Non ci sono per la verità indicazioni precise da perseguire. Quel che appare certo è, ancora una volta, la volontà dell’Organo centrale di evitare una frammentazione finanziaria nell’Area Euro. È per questo motivo che si passerà con ogni probabilità all’adozione di nuove misure antispread che possano ammorbidire l’impatto con le novità annunciate e garantire la cosiddetta trasmissione della politica monetaria. Non dati certi al momento, purtroppo. Francoforte è stata piuttosto evanescente per parlare di un vero e proprio piano. L’unica certezza, per ora, dovrebbe essere la flessibilità che si andrebbe a concedere al PEPP. In sostanza, pur confermando la fine degli acquisti di nuovi bond, si tratterebbe di regolare al meglio la compravendita di quelli man mano in scadenza. Il tutto all’interno dell’Eurozona. I governi economicamente più affidabili comprerebbero lo scaduto delle Economie più traballanti. Ci riuscirà la signora Lagarde? Soprattutto il Governo tedesco subirà le nuove regole tampone? La BCE lascia intendere che mollerà le restrizioni solo quando l’inflazione sarà contenuta al 2%. Intanto le stime parlano di un 6,8% previsto per l’anno in corso, 3,5 per il 2023, 2,1 per il 2024. E tutt’altro che rosee appaiono le previsioni di crescita.