Analizziamo in dettaglio il regime fiscale a cui sono sottoposti gli Exchange Traded Funds.
In Italia, gli ETF sono sottoposti alla tassazione fiscale tipica degli Organismi d’Investimento Collettivo del Risparmio (OICR).
Data la loro continua negoziazione in borsa, che comporta una usuale discrepanza tra prezzo dello strumento ed il suo Net Asset Value (NAV), è stato necessario suddividere i guadagni derivanti dalla loro compravendita in due tipologie di reddito:
– redditi da capitale: ottenuti dall’incremento di valore attuale netto delle quote e dagli eventuali dividendi percepiti.
– redditi diversi: ottenuti dalle plusvalenze o minusvalenze derivanti dalla differenza tra i prezzi di compravendita dell’ETF ed il Nav delle quote.
I redditi da capitale sono determinati dalla differenza tra il NAV dell’ETF al momento della vendita ed il NAV dell’ETF al momento dell’acquisto (tale differenza è anche definita come “delta NAV”). Se l’operazione di compravendita avviene all’interno di una singola giornata, il NAV sarà pari a zero; se la compravendita invece si svolge nell’arco di più giorni, si provvederà a calcolare la media ponderata per il numero di quote dei rispettivi NAV. Nel caso di distribuzione di dividendi inoltre, questi ultimi contribuiscono alla formazione del reddito di capitale.
Ponendo il Net asset value del giorno della vendita pari a “NAVv” e il Net asset value del giorno d’acquisto pari a “NAVa”, avremo in formula:
– Reddito da capitale = (NAVv – NAVa)
I redditi diversi, si ottengono invece sottraendo alla differenza tra prezzo di vendita e di acquisto dell’ETF il delta NAV, ossia i redditi da capitale.
Anche in questo caso, se le quote sono frutto di operazioni svolte sull’arco di più giorni, si provvederà a calcolare un prezzo medio di acquisto ponderato per il numero di quote possedute dall’investitore.
Ponendo il prezzo di vendita pari a “Pv” ed il prezzo d’acquisto pari a “Pa”, avremo in formula:
– Reddito diverso = (Pv – Pa) – (NAVv – NAVa)
Per illustrare queste due tipologie di reddito con un esempio numerico, supponiamo di acquistare un ETF al prezzo di 10€ e con NAV pari a 9,6€ e di rivenderlo il giorno successivo al prezzo di 12€ e con un NAV pari a 11€.
Il reddito da capitale sarà pari alla differenza tra il NAV del giorno di vendita ed il NAV del giorno di acquisto ossia 11 – 9,6= 1,4.
Il reddito diverso, sarà invece pari alla differenza tra prezzi di vendita e d’acquisto meno il delta del NAV ossia (12-10) – (11-9,6) = 0,6.
Da notare come nel caso la differenza tra NAV porti ad un valore negativo, il reddito da capitale si assumerà pari a zero.
Queste due tipologie di reddito sin qui esaminate, possono essere soggette a differenti tipi di tassazione in funzione di due dimensioni:
– l’armonizzazione o meno dell’ETF
– il regime fiscale a cui è sottoposto l’investitore1
Gli ETF si possono infatti distinguere in ETF di diritto estero armonizzati, ETF di diritto italiano ed ETF di diritto estero non armonizzati. Gli ETF armonizzatinon armonizzati. Sono armonizzati tutti gli Exchange Traded Funds quotati a Milano e lo sono la maggior parte di quelli quotati nei paesi dell’area euro. Non sono armonizzati invece tutti gli ETF che sono trattati all’infuori dell’Unione Europea. Prima di proseguire, occorre sottolineare come i fondi di diritto italiano risultino enormemente penalizzati dalla tassazione a cui sono soggetti. Questi infatti , sono tassati quotidianamente sull’incremento di valore del fondo, indipendentemente dall’effettiva realizzazione di capital gains. Proprio per questo motivo, non esistono al momento ETF di diritto italiano; nel trattare la fiscalità di questi strumenti, saranno analizzati dunque solamente i casi di “ETF armonizzati” e “non armonizzati”. Per capire se un ETF è o meno armonizzato, sarà necessario leggere il suo prospetto informativo. Per semplificare, possiamo comunque sottolineare come tutti gli ETF attualmente quotati su Borsa Italiana siano armonizzati, lo possano essere o meno quelli quotati su borsa europea, e siano generalmente non armonizzati quelli USA. sono conformi a quelle che sono le direttive europee UCITS (Undertakings For Collective Investment in Transferable Securities); non lo sono invece quelli
Per quanto riguarda il regime fiscale a cui può essere sottoposto l’investitore, possiamo distinguerne tre tipologie:
– Regime del risparmio amministrato: il cliente provvede personalmente a scegliere gli investimenti da effettuare, ma gli adempimenti fiscali vengono delegati alla banca, che agisce come sostituto d’imposta.
– Regime dichiarativo: il cliente che scelga questo regime fiscale provvederà di persona sia alla scelta degli investimenti sia agli adempimenti fiscali, riportando nella sua dichiarazione dei redditi le eventuali plusvalenze o minusvalenze realizzate.
– Regime del risparmio gestito: il cliente delega ad una banca o ad una società d’investimento sia la scelta degli investimenti da effettuare sia lo svolgimento degli adempimenti fiscali.
Analizziamo ora le diverse modalità di tassazione degli ETF in base alle due dimensioni appena illustrati.
Cominciamo ad analizzare i differenti casi in ipotesi di ETF armonizzato.
Nel caso di regime di risparmio amministrato, l’intermediario effettua automaticamente una ritenuta fiscale a titolo d’imposta del 12,5% sia sui redditi di capitale ed i proventi periodici, sia sui redditi diversi al netto di eventuali minusvalenze. L’investitore, è dunque assolto da qualunque onere e non è tenuto a riportare nulla in dichiarazione dei redditi.
Nel caso di regime dichiarativo, l’intermediario applicherà una ritenuta del 12,5% solamente su redditi di capitale e proventi periodici. L’investitore, sarà invece tenuto a indicare in dichiarazione dei redditi i redditi diversi, che saranno sottoposti ad un aliquota marginale Irpef.
Per quanto riguarda il caso del regime di risparmio gestito infine, sia i redditi di capitale sia i redditi diversi andranno a formare ogni anno il risultato di fine periodo e saranno pertanto soggetti ad un’imposta sostitutiva pari al 12,5%.
In questo tipo di regime, sia i redditi di capitale che quelli diversi possono essere compensabili, nel regime amministrato invece, soltanto i redditi diversi possono essere compensati con eventuali minusvalenze.
Passiamo ora ad analizzare le modalità di tassazione in presenza di ETF non armonizzati.
Nel caso di regime amministrato, la banca applicherà una ritenuta del 12,5% sui capital gains a solo titolo d’acconto; tali redditi dovranno infatti essere poi indicati nella dichiarazione dei redditi e saranno soggetti ad aliquota marginale Irpef.
Per quanto riguarda il regime dichiarativo invece, viene applicata come acconto una ritenuta pari al 12,5% solamente per i redditi da capitale che saranno comunque indicati in dichiarazione dei redditi e soggetti ad aliquota marginale. I redditi diversi invece, non sono soggetti ad imposte sostitutive ma vanno indicati anch’essi in dichiarazione dei redditi.
Infine, nel caso del regime del risparmio gestito, i redditi da capitale non partecipano a formare il risultato di fine periodo, ma sono soggetti ad una ritenuta del 12,5% come acconto. Partecipano invece alla formazione del risultato finale di periodo i redditi diversi, soggetti ad un’imposta sostitutiva pari al 12,5%.
Tabella 7.1 Differenti regimi di tassazione in presenza di ETF armonizzati
Tipo di regime | Regime amministrato | Regime dichiarativo | Regime gestito |
Redditi da capitale
(compresi dividendi) |
Ritenuta fiscale a titolo d’imposta del 12,5% da parte dell’intermediario.
Nessuna indicazione in dichiarazione dei redditi.
|
Ritenuta del 12,5% da parte dell’intermediario.
Nessuna indicazione in dichiarazione dei redditi. |
Concorrono a formare il risultato finale di periodo e sono soggetti ad imposta sostitutiva del 12,5%. |
Redditi diversi | Ritenuta fiscale a titolo d’imposta del 12,5% da parte dell’intermediario.
Nessuna indicazione in dichiarazione dei redditi
|
Sono da indicare in dichiarazione dei redditi da parte dell’investitore e sono soggetti ad aliquota marginale Irpef. | Concorrono a formare il risultato finale di periodo e sono soggetti ad imposta sostitutiva del 12,5%. |
Tabella 7.2 Differenti regimi di tassazione in presenza di ETF non armonizzati
Tipo di regime | Regime amministrato | Regime dichiarativo | Regime gestito |
Redditi da capitale
(compresi dividendi) |
Ritenuta a titolo d’acconto del 12,5% da parte dell’intermediario.
Sono da indicare in dichiarazione dei redditi e soggetti ad aliquota marginale Irpef. |
Ritenuta a titolo di acconto del 12,5% da parte dell’intermediario.
Sono da indicare in dichiarazione dei redditi e soggetti ad aliquota marginale Irpef. |
Non concorrono a formare il risultato di fine periodo e sono soggetti ad una ritenuta a titolo di acconto del 12,5% |
Redditi diversi | Ritenuta a titolo d’imposta del 12,5% da parte dell’intermediario.
Nessuna indicazione in dichiarazione dei redditi. |
Non sono soggetti a nessuna ritenuta a titolo di acconto.
Sono da indicare in dichiarazione dei redditi e soggetti ad aliquota marginale Irpef. |
Partecipano alla formazione del risultato di fine periodo e sono soggetti ad imposta sostitutiva pari al 12,5%. |
Per quanto concerne i redditi di capitale, occorre notare come in presenza di delta NAV negativo, la perdita risultante dall’operazione non possa essere dedotta in futuro.
Nel caso degli ETF, è infatti possibile portare in compensazione solamente i redditi diversi. Le eventuali minusvalenze derivanti dai redditi diversi infatti, possono essere compensate con le eventuali plusvalenze realizzate in futuro (nell’arco di quattro anni), ma non possono venire bilanciate con proventi realizzati dai redditi di capitale.
Infine, per quanto concerne l’impatto fiscale sulle diverse tipologie d’investimento, va notato come la strategia migliore consista nel detenere i titoli il più a lungo possibile (effettuando quindi un investimento volto al lungo termine). Ritardando il più a lungo possibile il momento della tassazione, è infatti possibile ottenere rendimenti aggiuntivi dai flussi di cassa che in caso di imposte sarebbero venuti a mancare.
Da notare comunque, come anche chi effettui operazioni di trading nell’arco di una sola giornata non risulti particolarmente svantaggiato. In questo caso infatti, essendo il NAV un valore fisso per l’intero arco della giornata, avremo sempre un delta NAV pari a zero. Gli unici proventi da considerare saranno quelli derivanti da redditi diversi, soggetti ad un’imposta del 12,5%, ma compensabili con eventuali minusvalenze.