Italia promossa a pieni voti. Entro fine mese arriveranno i primi 25 mld. La Commissione Europea approva il nostro Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Recovery Plan) e concede ufficialmente l’accesso al Recovery Fund (Next Generation EU). Il fondo ammonta complessivamente a 750 miliardi (390 a fondo perduto, 360 sottoforma di prestiti), per “raccogliere” i quali, novità assoluta, sarà contratto un debito solidale tra tutti i Paesi dell’Unione mediante emissioni di bond. Il “Governo Europeo” ha assegnato il 25,53% della disponibilità totale all’Italia, pari a 191,5 mld, la quota più alta tra i Paesi richiedenti aiuti. C’è da dire che, il nostro, è stato l’unico Paese a chiedere interamente la quota spettante, costituita da sovvenzioni per 63,7 mld e da prestiti per 127,8 mld.
L’acconto, in pratica un prefinanziamento, è corrisposto a tutti i Paesi UE nella misura del 13%: nel caso nostro, i 25 miliardi cui si accennava prima. Da sottolineare che sarà l’unica, delle 11 rate previste, ad essere assegnata “al buio”, senza cioè alcun riscontro sul merito. Le 10 rate successive (ogni semestre, a partire da giugno ’22 a dicembre ’26) saranno volta per volta corrisposte sulla base di quanto realizzato dal singolo Paese, fino al momento della successiva richiesta di fondi.
Attenzione, però, perché già entro la fine di quest’anno deve essere speso il 63% di questa prima tranche. Dunque 15,7 mld devono essere impegnati entro il prossimo 31/12, la parte rimanente entro giugno 2022. Come si intuisce, ci sono da rispettare tempi strettissimi per l’attuazione del PNRR. Da regolamento saranno impegnati prima i fondi chiesti per sovvenzioni, tra 2022 e 2023. Entro dicembre 2026 dovrà essere collocata la spesa totale. Tracciamo ora i sei punti guida del Recovery Plan italiano, che prevede investimenti pari a 222,1 mld (ai 191,5 mld di finanziamenti europei se ne aggiungono altri 30,6 stanziati dal nostro governo per istituire il Fondo Complementare al Recovery Plan nazionale)
1 digitalizzazione, innovazione, cultura e competitività – destinati 49,2 mld: tra gli obiettivi, la copertura in banda Ultralarga di tutto il Paese, il completamento della digitalizzazione nella P.A., rilancio del turismo e della cultura;
2 rivoluzione verde e transizione ecologica: preservare l’ambiente è una condizione imprescindibile dell’intera Europa. Non a caso l’Italia destina all’obiettivo 68,6 mld, anche per incentivare la efficienza energetica sia sugli edifici pubblici che su quelli privati. Spiccano comunque l’economia circolare adatta al contenimento dei rifiuti, e la produzione di idrogeno quale alternativa energetica per trasporti ed industria.
3 infrastrutture per una mobilità sostenibile – 31.4 mld in totale: precedenza al trasporto ferroviario, in particolare all’Alta Velocità e alle reti regionali. Sarà garantita l’operabilità tra i treni dei diversi Paesi con la realizzazione dell’ERTMS, un sistema di controllo del traffico ferroviario con unicità di protocolli.
4 istruzione e ricerca, 32 mld totali: si punta all’edilizia scolastica, alla Scuola 4.0 che possa ammodernare le strutture esistenti con investimenti in tecnologia e una maggiore istruzione per materie matematiche, scientifiche, tecnologiche ed ingegneristiche. E ancora poter assicurare in maniera capillare asili nido e ogni altra struttura per l’infanzia.
5 coesione e inclusione: 22 mld previsti per l’inclusione sociale, con rafforzamento dei servizi e lo sviluppo dei centri per l’impiego. Previsti investimenti per le regioni meridionali pari al 40% dei 22 mld stanziati. Altro settore di primaria importanza sarà quello della imprenditoria femminile.
6 salute: previsti 18,9 mld per un settore delicatissimo come questo. Richiesto un rafforzamento urgente con misure che possano modernizzare il pianeta Sanità nostrano. Su tutte la telemedicina, la digitalizzazione e i servizi del territorio. Completamento del Fascicolo Sanitario Elettronico.