Una nuova IRI come soluzione per il sistema Italia?

iri

L’IRI, acronimo di Istituto per la Ricostruzione Industriale, fu un ente pubblico italiano, istituito in epoca fascista nel 1933 per iniziativa dell’allora presidente del Consiglio Benito Mussolini con lo scopo prettamente di salvataggio delle banche e delle aziende a loro connesse, già provata dalla crisi economica mondiale iniziata nel 1929. Dopo il 1948 con la fine della Guerra e la nascita della repubblica Italiana allargò progressivamente i suoi settori di intervento e fu l’ente che modernizzò e rilanciò l’economia italiana durante soprattutto gli anni ’50 e ’60;già nel 1980 l’IRI era un gruppo di circa 1.000 società con più di 500.000 dipendenti. E’ stata per molti  anni la più grande azienda industriale al di fuori degli Stati Uniti d’America; nel 1992 chiuse  l’anno con 75.912 miliardi di fatturato ma con 5.182 miliardi di perdite. Nel 1993 l’IRI si trovava al settimo posto nella classifica delle maggiori società del mondo per fatturato con 67.5 miliardi di dollari di vendite. Assunse la formula della società per azioni nel 1992 e venne liquidata nel 2002.

L’IRI fu costituita come ente provvisorio il cui scopo era limitato alla dismissione delle attività così acquisite; cosa che ì avvenne con la Edison, che fu ceduta ai privati. Nel 1937 il governo trasformò l’IRI in un ente pubblico permanente.

 L’IRI era tra i protagonisti del “miracolo” italiano. Altri paesi europei, in particolare i governi laburisti inglesi, guardavano alla “formula IRI” come ad un esempio positivo di intervento dello stato dell’economia, migliore della semplice “nazionalizzazione” perché permetteva una cooperazione tra capitale pubblico e capitale privato.In molte aziende del gruppo il capitale era misto, in parte pubblico, in parte privato. Molte aziende del gruppo IRI rimasero quotate in borsa e le obbligazioni emesse dall’Istituto per finanziare le proprie imprese erano sottoscritte in massa dai risparmiatori.

Oggi i tempi sono diversi, la crisi del 29 aveva una dimensione molto grande ma al contempo limitata ad un emisfero del globo. Oggi la crisi sta coinvolgendo tutti i paesi riducendo tutte le aspettative di crescita sia dal lato paese che dal lato imprese. Si è parlato di protezionismo, di definire linee guida comuni per tutti in modo tale da poter seguire un comportamento unico che possa garantire l’applicazione delle stesse regole per tutti.Un percorso sicuramente necessario da fare , ma non di facile realizzo e soprattutto applicazione nel breve.

Il nostro paese ha avuto come modello quello dell’Iri quale ente pubblico che da prima della guerra era sorto con l’obiettivo di ricostruire il paese. Tale strumento nella fase iniziale e per gran parte della sua esistenza ha effettivamente generato benefici per il paese consentendoci di essere nelle prime classifiche mondiali , ed è inoltre stato visto di buon occhio da molti governi molto più conservatori del nostro.

Pertanto lo scopo di questo articolo è quello di lanciare una proposta / dibattito per la creazione di un ente analogo che possa operare per la ristrutturazione del sistema Italia, che se ben amministrato da manager di talento potrebbe risollevare il paese e generare un gran numero di posti di lavoro.

Gruppo IRI – andamento numero dipendenti

Anno Dipendenti
1938 201.577
1950 218.529
1960 256.967
1970 357.082
1980 556.659
1985 483.714
1995 263.000

Le partecipazioni dell’IRI erano nei seguenti settori

  • Banche
    • Banca Commerciale Italiana (secondo maggior azionista: Generali, Paribas), privatizzata con OPA nel 1994
    • Credito Italiano (secondo maggior azionista: Alleanza Assicurazioni 5%), privatizzata con OPA nel 1993
    • Banco di Roma (secondo maggior azionista: Toro Assicurazioni 10%, Banca Commerciale Italiana 5%), confluito nella Banca di Roma nel 1992
  • Siderurgia
    • Finsider: 99,82%. dal 1988 Ilva, privatizzata “a pezzi” (operazione conclusa nel 1995)
  • Meccanica
    • Finmeccanica: 86,6%. La proprietà fu trasferita al Ministero dell’Economia e delle Finanze
  • Cantieristica
    • Fincantieri: 99,9%. La proprietà fu trasferita al Ministero dell’Economia e delle Finanze
  • Costruzioni
    • Italstat: 99.99%. Fusa nel 1991 in Iritecna, poi sostituita nel 1994 da Fintecna, la cui proprietà fu trasferita al Ministero dell’Economia e delle Finanze.
  • Telecomunicazioni
    • STET: 56,56%. Fusa nel 1997 con Telecom Italia, la cui proprietà fu trasferita al Ministero dell’Economia e delle Finanze.
  • Trasporto via mare
    • Finmare: 99,88%. La proprietà del suo principale asset, Tirrenia fu trasferita al Ministero dell’Economia e delle Finanze
  • Trasporto via cielo
    • Alitalia 89,3%. La proprietà fu trasferita al Ministero dell’Economia e delle Finanze
  • Trasporto via strada
    • Autostrade. La proprietà fu trasferita al Ministero dell’Economia e delle Finanze, poi privatizzata nel 1999
  • Alimentare
    • SME (secondo maggior azionista: Mediobanca 4%), privatizzata “a pezzi” negli anni ’90.
  • Teleradiodiffusione
    • RAI 99,55%. La proprietà fu trasferita al Ministero dell’Economia e delle Finanze.
  • Altro
    • Cofiri: 100%
    • Sofin: 100%
    • Società per la Promozione e Sviluppo Industriale – SPI: 97,5%