Il rapporto fra utenti e banche, spesso, si traduce in alcuni codici, ai quali molte persone non danno troppa importanza. Eppure, questi sono diventati, ormai, di uso comune ed indispensabili in determinate operazioni bancarie. Si pensi, ad esempio, al Codice ABI, composto da cinque cifre, che identifica un determinato istituto di credito.
Questo codice, ad esempio, fa parte del codice IBAN, posto dopo il codice CIN (ovvero l’unica lettera presente nell’IBAN), ed è indispensabile nel mondo delle imprese quando, a titolo esemplificativo, devono inoltrare le RIBA (ricevute bancarie) ad un determinato debitore. Il codice IBAN, di fatto, ha sostituito il codice abi cab che veniva richiesto un tempo, al pari del numero di conto corrente, per l’effettuazione di un bonifico.
In molti, però, pur rapportandosi con il codice abi ogni giorno, non sanno esattamente di cosa si tratti. Innanzitutto, è importante sapere cosa è l’ABI, ovvero l’Associazione Bancaria Italiana, ente che raggruppa tutti gli istituti di credito del nostro paese: un soggetto che effettua attività di intermediazione finanziaria e creditizia, per definirsi tale, deve obbligatoriamente essere iscritta a questa associazione, che ha festeggiato, lo scorso anno, i cento anni di vita.
L’associazione bancaria italiana, infatti, vide la luce nell’aprile del 1919, epoca in cui era particolarmente effervescente il mondo dell’associazionismo economico con la nascita di diverse congregazioni industriali o finanziarie ancora in essere tutt’oggi.
Il ruolo dell’ABI nella storia del paese
Ad aderire al progetto di associazionismo bancario, ed alla relativa nascita del codice ABI delle prime banche, furono ben 53 istituti di credito, che si riunirono sotto questa sigla per mettere a fattore comune gli interessi e le problematiche delle banche dislocate nello Stivale, con lo scopo, almeno inizialmente, di dar man forte ai piccoli istituti di credito. All’epoca, infatti, le “piccole banche” erano numericamente rilevanti e provavano a sviluppare il proprio core business a sostegno del territorio nel quale operavano.
Un tema, quello del sostegno territoriale, ancora valido attualmente. E che in alcuni casi, come avvenuto durante la crisi dei “mutui subprime”, ha rappresentato uno slogan di forte appeal commerciale: all’epoca, infatti, furono gli istituti di credito di rilevanti dimensioni ad accendere la miccia della crisi.
Oggi, a distanza di soli dodici anni, la situazione pare essersi totalmente ribaltata, come testimoniano i continui inviti da parte degli organi istituzionali, come la Banca Centrale Europea piuttosto che Banca d’Italia, al consolidamento del sistema bancario, che può avvenire tramite fusioni o incorporazioni tra i vari istituti. Una situazione, però, certamente non nuova nel mondo bancario e che, giocoforza, impatta anche nella creazione un nuovo codice abi ogni qualvolta si verificano questi eventi.
Quanto avvenuto negli anni ‘90 e’00, ad esempio, ne è la più fulgida testimonianza. In quei decenni, infatti, le fusioni tra istituti bancari furono numerose, anche se in alcuni casi, specie nell’ultimo decennio dello scorso millennio, si resero necessarie per evitare che qualche istituto, gestito con poca lungimiranza, finisse in bancarotta.
Il codice ABI segna la storia bancaria italiana: i casi Intesa e Unicredit
Guardando al recente passato, non si può fare a meno di notare come i più importanti player del mondo bancario siano nati in seguito ad importanti fusioni o accorpamenti. Il caso più lampante, in tal senso, riguarda un istituto come “Intesa San Paolo”, definito, non a caso, la “Banca-sistema” del nostro paese. L’attuale codice abi Intesa San Paolo (03069), è stato istituito al termine di importanti aggregazioni e fusioni, che hanno coinvolto un numero rilevante dei più importanti istituti di credito.
Banca Intesa, infatti, nacque alla fine degli anni ‘90 grazie alla fusioni di due colossi, specie nelle zone più industrializzate del paese, come Cariplo e Banco Ambrosiano Veneto, al quale fece seguito, dopo solo un anno, l’incorporazione della Banca Commerciale Italiana nel neonato Gruppo Intesa. In questo periodo un altro grande istituto nazionale come San Paolo di Torino, consolidava la propria posizione acquisendo Banca Imi, cambiando la propria denominazione in “San Paolo IMI”. L’attuale colosso nazionale, denominato “Intesa San Paolo”, nacque nel 2007 grazie alla fusione dei due gruppi.
L’evoluzione del codice abi, quindi, è spesso segnata dalla storia del mondo bancario del nostro paese. Un altro caso è rappresentato da Unicredit, originariamente nato nel 1998 dalla fusione tra il Credito Italiano ed alcuni istituti emiliano-romagnoli, per poi espandersi in tutto il territorio nazionale con l’incorporazione di altre banche. Il codice abi Unicredit (02008) è mutato nel tempo, grazie alle tante operazioni svolte dalla banca milanese, ad oggi decisamente più di respiro internazionale che nazionale: la fusione con la tedesca HVB, avvenuta nel 2005, ha portato Unicredit ad una vocazione internazionale, al punto di essere considerata, oggi, come uno dei più importanti istituti di credito europei.
La partecipazione statale nel mondo bancario e finanziario
Nel corso degli anni, le Poste hanno assunto un ruolo di rilevanza nel mondo finanziario e del credito del nostro paese: anch’esse sono dotate da un codice abi come qualsiasi altro istituto italiano. La capillarità di sportelli, accompagnata, talvolta, da un netto miglioramento della professionalità degli operatori, hanno consentito a Poste Italiane di strappare importanti fette di mercato agli istituti di credito nazionali: il codice abi poste italiane (07601) è tra i più conosciuti della galassia bancaria, grazie anche al forte successo riscontrato, da quasi vent’anni, dalle carte prepagate del gruppo.
Ad eccezione del Monte Paschi, significativamente partecipata dal MEF per evitare la bancarotta della stessa (ma il ministero del tesoro dovrà liberarsene a breve, come imposto da Bruxelles), Poste Italiane rappresenta, attualmente, l’unico intermediario di chiara impronta statale. Un tempo, però, lo stato controllava molti istituti, fra i quali anche la Banca Nazionale del Lavoro, oggi di proprietà del gruppo BNP Paribas.
Il codice abi BNL, ad esempio, è rimasto intatto durante gli anni, in quanto l’istituto, che vanta ormai oltre cento anni di storia, non ha mai cambiato la propria denominazione, pur avendo cambiato il soggetto controllante in alcuni casi. Molto più semplice, invece, la spiegazione del codice cab, altro codifica spesso richiesta in ambito bancario: esso, di fatto, può essere paragonato al codice d’avviamento postale (CAP) ed identifica la località dove è posta l’agenzia di una banca.